A cura della Redazione

Contrasto ai roghi di rifiuti e al lavoro sommerso, operazione dei carabinieri nell'area a nord di Napoli e nel Vesuviano. Scattano sequestri, denunce e sanzioni. I militari del Nucleo Operativo del Gruppo per la Tutela del Lavoro di Napoli, insieme al Reparto Operativo del Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro di Roma, Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Napoli e Caserta, funzionari Ispettivi del Lavoro di Napoli, coadiuvati dal NIPAAF del Gruppo Carabinieri Forestale di Napoli e da quelli delle locali Stazioni, hanno eseguito diverse attività volte a smascherare lo sfruttamento del lavoro e l’abbandono incontrollato di rifiuti pericolosi.

Denunciati in stato di libertà sette imprenditori di nazionalità italiana e bengalese. L'operazione ad ampio raggio è stata effettuata nelle zone tra Casandrino, Sant’Antimo, San Giuseppe Vesuviano, Palma Campania, Terzigno e Sant’Arpino.

Ispezionate otto attività tra laboratori confezionamento capi di abbigliamento, fabbrica di scarpe e autolavaggio e riscontrate numerose violazioni penali ed amministrative.

I sette imprenditori denunciati sono ritenuti responsabili di avere occupato e sfruttato cittadini stranieri clandestini e di diverse violazioni alle norme sulla sicurezza e l’igiene nei luoghi di lavoro.

Controllate 114 posizioni lavorative e accertati 22 lavoratori in nero, due dei quali, extracomunitari, risultati clandestini sul territorio nazionale.

Adottati 4 provvedimenti di sospensione di attività imprenditoriale e contestate sanzioni amministrative per 63mila euro, oltre ad ammende per violazioni alle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro per circa 300mila euro.

Durante gli accertamenti all’interno di un opificio tessile sono stati rinvenuti e sequestrati rifiuti provenienti dal ciclo di lavorazione.

Sottoposto a sequestro per gravi carenze di sicurezza, oltre che igienico-sanitarie, un opificio di circa 100 mq con relativi macchinari.

Denunciato infine un imprenditore italiano per sfruttamento di lavoratori perché, approfittando del loro stato di bisogno, li sottopagava costringendoli ad effettuare orari estenuanti per l’intera settimana lavorativa e senza usufruire del riposo settimanale.

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