A cura della Redazione

Morire a 28 anni è un qualcosa di inaccettabile, diventa insopportabile se si lasciano moglie e tre figli. Pietro Orofino, il "gigante buono" come lo chiamavano i suoi amici per la sua stazza fisica, è morto sabato pomeriggio nell’ospedale di Boscotrecase per problemi cardiaci. Ma la storia della sua scomparsa va raccontata.

Sabato mattina, 5 gennaio, Pietro mentre si trova a casa in via Fortuna, sente delle fitte al petto così si reca al pronto soccorso del nosocomio boschese per accertamenti. Viene visitato e sottoposto agli esami di routine. Dai risultati sarebbero emersi alcuni valori alterati, pertanto sarebbe stato necessario ripetere gli esami dopo qualche ora. Pietro torna a casa e pranza con moglie e figli. Ma ritornano le fitte al petto e viene allertata un’ambulanza del 118 per il suo trasporto urgente in ospedale. Tutto inutile. I medici, dopo oltre un’ora di tentativi per far riprendere a battere il cuore di Pietro, devono arrendersi. Il gigante buono non ce la fa. 

Sono attimi di tensione. C’è chi accusa i medici di troppa superficialità. Il clima si surriscalda e c’è bisogno dell’intervento di dei carabinieri per riportare tutti alla calma. Solo allora la moglie di Pietro decide di presentare formale denuncia dell’accaduto. Ripercorre le varie fasi della giornata, la visita in ospedale, la documentazione rilasciata dai medici, il ritorno a casa e la corsa in ospedale per salvare la vita del marito.  

La Procura della Repubblica - il pm Enrico Prisco -, sulla base degli elementi raccolti dai militari della Compagnia di Torre Annunziata, agli ordini del maggiore Simone Rinaldi, decide il sequestro della cartella clinica in attesa di valutare se effettuare l’autopsia sulla salma del ventottenne. I medici, nel contempo, avranno modo di presentare le loro controdeduzioni circa quanto accaduto nella giornata di sabato.

Intanto sulla pagina Facebook di Pietro si moltiplicano i messaggi di cordoglio. Scrive Salvatore: “Sono sconvolto. La cosa bella è che ti conoscevo da piccolo e conosco i tuoi valori, ma la cosa brutta è perdere un amico-fratello”. “Riposa in pace amico mio - commenta Sabatino -. Ci conosciamo dai tempi delle suore, non si può morire così, la vita è ingiusta”. “Non ci posso ancora credere che non ci sei più - scrive esterrefatto Luigi -. Eri così buono, siamo cresciuti insieme nello stesso palazzo, abbiamo condiviso tante cose insieme, riposa in pace fratello, ti porto sempre nel mio cuore”.

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