A cura della Redazione

Clan Gionta: condannati anche in Appello i due reggenti della cosca, avevano riorganizzato il giro di estorsioni

Si è chiuso ieri il processo ai reggenti del clan Gionta, Vincenzo Amoruso “nzerrino” e Ciro Nappo “capeauciell”, accusati di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Alla fine, la Corte d'Appello di Napoli ha confermato la sentenza emessa a novembre 2019 dai giudici del tribunale di Torre Annunziata ed ha condannato entrambi: Amoruso a 20 anni di reclusione, anche se con l'esclusione di uno dei casi di estorsione, mentre per Ciro Nappo la condanna è di 15 anni di carcere.

L'operazione dei carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata aveva portato all'arresto di una decina di affiliati al clan Gionta. Era settembre 2017, quando la Direzione distrettuale Antimafia di Napoli emise un decreto di fermo, arrestando capi ed esattori del clan, che avevano messo sotto scacco una decina di commercianti e imprenditori, in vari settori. Gli arrestati erano accusati a vario titolo di estorsione, detenzione e porto illecito di armi, reati aggravati dalle finalità mafiose. Ad eseguire il decreto di fermo dell'Antimafia erano stati i carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata, che avevano condotto le indagini.

Secondo l'Antimafia, gli indagati avrebbero partecipato a vario titolo ad almeno 20 episodi estorsivi nei confronti di 14 vittime, tutte imprenditori e commercianti di Torre Annunziata. Alcuni di loro erano stati ascoltati dai carabinieri ed hanno negato quella che gli inquirenti considerano l'evidenza investigativa, dunque sono finiti a processo per favoreggiamento. A capo del gruppo di esattori c'erano Amoruso e Luigi Della Grotta “panzarotto”, che aveva scelto l'abbreviato insieme agli altri imputati, tutti condannati.