A cura della Redazione

Dopo gli arresti di questa notte dei 4 indagati per l'omicidio di Maurizio Cerrato, accoltellato nella serata di lunedì 19 aprile, emergono dalle indagini degli investigatori, coordinate dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata, le circostanze in cui è avvenuto il delitto.

È stato accertato che la figlia della vittima, alcune ore prima dell’omicidio, aveva parcheggiato la propria autovettura in via IV Novembre a Torre Annunziata, in uno spazio arbitrariamente occupato da una sedia, che la ragazza aveva provveduto a spostare.

A ritorno, avendo notato uno squarcio nella ruota della propria auto, la ragazza collocava la sedia sul tetto dell’autovettura della famiglia che utilizzava prepotentemente quello spazio.

Tale circostanza aveva dato origine ad una prima aggressione verbale e fisica da parte di uno dei fermati  nei confronti del 61enne, il quale era giunto sul posto in soccorso della figlia.

Il Cerrato veniva colpito violentemente al volto con il crick dell’auto, riportando una ferita all’occhio.

Nella colluttazione il 61enne, nel tentativo di difendersi rompeva gli occhiali del suo aggressore, proponendosi, al termine della rissa, di ricomprarglieli.

Successivamente padre e figlia si allontanavano dal luogo dell’aggressione, raggiungendo un’autorimessa distante pochi metri, per sostituire la ruota squarciata.

Qui venivano raggiunti dall’aggressore insieme agli altri 3 fermati, tra i quali, un suo fratello ed un altro suo familiare, che aggredivano violentemente l'uomo. Questi veniva accoltellato al torace mentre gli altri aggressori lo tenevano fermo.

Dopo gli accertamenti, gli inquirenti hanno ritenuto che si sia trattato di una vera e propria spedizione punitiva nei confronti della vittima.

Emergono, alla luce delle indagini, l’assoluta mancanza di collaborazione da parte delle persone presenti al fatto e la condotta volta ad inquinare le prove da parte degli indagati, quali l’occultamento del coltello, la costruzione di un alibi fittizio da parte di uno dei fermati e il tentativo di lavare, subito dopo l’omicidio, gli indumenti indossati da un altro dei fermati, rinvenuti nella lavatrice della sua abitazione poco dopo il fatto.