A cura della Redazione

Sequestrata azienda agricola a Torre Annunziata. Contestati al legale rappresentante di una srl reati ambientali quali inquinamento, commercio di sostanze alimentari nocive e scarico abusivo di reflui industriali.

Il provvedimento è stato eseguito dai carabinieri del Nucleo di Tutela Ambientale di Napoli, coordinati nelle indagini dalla Procura oplontina, coadiuvati dai tecnici ARPAC.

Sotto accusa, una società (con sedi di produzione a Castellammare di Stabia e a Rovigliano nella città oplontina) che produceva, confezionava e vendeva piante aromatiche con marchio "bio", destinate al consumo umano.

I militari specializzati dell'Arma hanno riscontrato il deposito incontrollato e l'abbandono di rifiuti liquidi biologici, derivanti dai servizi igienici, raccolti in vasche interrate e il cui svuotamento periodico non avveniva dal 2020, configurandosi dunque un illecito smaltimento.

Inoltre, a seguito della cosiddetta prova idraulica con la fluorescina, è stato individuato il "percorso" degli scarichi abusivi delle acque provenienti da una vasca di accumulo, contenenti concimi chimici e fitofarmaci (i pesticidi), che confluivano direttamente nel canale Bottaro, affluente del fiume Sarno, cagionando - è l'ipotesi accusatoria - "una compromissione ed un deterioramento significativo del corso d'acqua per effetto della presenza, nelle acque di scarico, di sostanze tossiche quali azoto nitrico, azoto nitroso e fosforo, con conseguenti modifiche sostanziali dell'eco-sistema acquatico", scrive il procuratore Nunzio Fragliasso.

La Procura inoltre contesta l'utilizzo, per l'irrigazione delle piante di basilico, prezzemolo, origano e salvia che venivano prodotte, di acque sotterranee prelevate da un pozzo abusivo, contaminate dalla presenza di batteri coliformi fecali (quali escherichia coli ed enterococchi intestinali), indicativi di un elevato stato di contaminazione, capace di provocare infezioni tossiche alimentari che derivano dal consumo di alimenti contaminati dai batteri, che il più delle volte - tra l'altro - vengono ingeriti senza essere cotti.

I tecnici ARPAC hanno inoltre evidenziato il pericolo derivante dall'"uso massiccio dei fitofarmaci" con grave rischio di contaminazione delle falde acquifere e dei suoli agricoli, e con conseguente danno alla salute derivante non solo dal bere l'acqua di rubinetto ma anche dal consumare tutti i prodotti alimentari coltivati su quei terreni irrigati dall'acqua contaminata.

Sequestrati, dunque, anche il pozzo da cui veniva prelevata l'acqua per l'irrigazione e le piante alimentari conservate nella serra agricola.