A cura della Redazione
Dal 30 aprile al 2 maggio le strade di Napoli si tingono di nero. Questo il colore scelto come tema di sfondo per la XII edizione del Comicon, salone internazionale del fumetto, ogni anno sempre più ricco di eventi, incontri e manifestazioni. Anche Torre Annunziata sarà presente. L’associazione Amaci, infatti, in concomitanza con la quinta edizione del Gamecon, organizzerà un torneo di “Bang”, celebre gioco da tavola, per la giornata del 2 maggio. Fiumi di nero inchiostro inonderanno la città, proiettandosi in ogni sfumatura, tonalità e ombreggiatura, carichi di una sfrenata voglia di raccontare e mostrare innumerevoli storie, dalle più originali e fantastiche alle più reali e tristemente toccanti nella loro quotidianità. Lo stesso inchiostro, pieno di coraggio, paura, denuncia e riscatto che utilizzava il giornalista di Napoli Giancarlo Siani nei suoi articoli e che adesso imprime la sua storia in un fumetto intitolato “E lui che mi sorride, mio fratello Giancarlo Siani”. In attesa della pubblicazione a cura della casa editrice Round Robin, venticinque tavole originali del fumetto, sceneggiato da Alessandro di Virgilio e disegnato da Emilio Lecce, sono esposte in anteprima nazionale alla Fnac di Napoli e saranno fruibili gratuitamente dal pubblico fino al 4 maggio. Attraverso gli occhi del fratello, Paolo, si dipana la breve vita di Giancarlo, dai giochi col pallone quando erano bambini, alla redazione del Mattino, passando per la manifestazione in cui un sorridente Giancarlo si disegnò il simbolo della pace sulla guancia, per arrivare alla follia di quel 23 settembre 1985, giorno in cui fu assassinato dai killer della camorra sotto la sua abitazione a piazza Leonardo. Il ricordo di Giancarlo, del nostro Giancarlo, nonostante siano passati quasi 25 anni dalla sua morte, non sbiadisce neanche per un momento. La traccia di nero inchiostro che ha lasciato sulla nostra terra, nelle nostre vite, sui nostri cuori è breve ma indelebile, come la china di questo fumetto, ennesima dimostrazione che per combattere la camorra, bisogna “alzare la voce” e farla correre, non zittirla come qualcuno invece vorrebbe. Parlare, cantare, disegnare e scrivere di camorra non vuol dire pubblicizzarla, ma palesarla e denunciarla agli occhi di tutti e in tutte le sue forme. Far finta di non vedere è da ipocriti. EMANUELE SOFFITTO (dal setiimanale TorreSette del 30 aprile 2010)