A cura della Redazione
“L’unità europea nella diversità sociale”, questo l’interessante tema che ha animato il dibattito con il quale, lunedì 3 maggio, è stata celebrata presso l’ISA “de Chirico” di Torre Annunziata, diretto dal Professor Felicio Izzo, l’ottava edizione della “Festa dell’Europa”. Moderato dal giornalista Francesco Manca, presidente dell’associazione PArometeo promotrice dell’incontro, l’interessante dibattito ha visto misurarsi su un tema delicato e di vitale importanza quale la lotta alla povertà e all’esclusione sociale, il sindaco Giosuè Starita, l’assessore alla Cultura Pierluigi Ilardi e il missionario comboniano, fautore di numerose e lodevoli iniziative sociali, Alex Zanotelli. Dato il particolare momento storico in cui stiamo vivendo, caratterizzato da una pericolosa crisi globale, dal fallimento della Grecia e da una temuta sindrome da contagio che determinerebbe il crollo di Irlanda, Spagna e Portogallo, parlare di “unità europea” diviene estremamente difficoltoso. E’ più che palpabile, proprio in contingenze come questa, quanto in realtà sia fragile l’Europa, quanto “l’unione” sia solo formale e non strutturale, quanto non si riesca a parlare con una sola voce. Fin quando ogni nazione della comunità avrà le sue idee, i suoi obiettivi, i suoi profitti, sarà impossibile costruire una Unione Europea tesa alla realizzazione del bene comune e sempre più si alimenteranno discrepanze e disuguaglianze economico-sociali. L’Europa è in crisi e molta gente sta perdendo il lavoro perché i 27 governi si muovono autonomamente e quel che fa l’uno compensa o annulla ciò che fa l’altro. Lo stesso padre Zanotelli, uomo il cui impegno verso gli ultimi della terra è ben noto, ha voluto ricordare l’avvenuta assimilazione da parte della nostra società ai biechi meccanismi del mercato. Ne abbiamo accettato tacitamente le regole, ed ora siamo tutti schiavi del profitto. Far soldi è diventato l’unico vero obiettivo, e lo si raggiunge sfidando tutto e tutti, contrastando e violando anche i più basilari diritti umani. Per Zanotelli dobbiamo quindi fermarci, fare un passo indietro, mettere in discussione le nostre idee, le nostre politiche, i nostri valori, ma in primo luogo noi stessi. Per il bene di questo mondo è necessario creare una sorta di giustizia distributiva, finendola una volta per tutte di alimentare il divario tra Paesi ricchi e paesi poveri. Zanotelli, che in serata ha illustrato il suo pensiero anche al Caffè Letterario, ha parlato del grande pericolo verso cui stiamo inesorabilmente marciando se le multinazionali riusciranno a privatizzare l’acqua, bene essenziale per la vita e per questo non mercificabile. Eppure proprio sulle risorse idriche mondiali, che cominciano drasticamente a ridursi, si stanno concentrando gli interessi delle grandi multinazionali che hanno fiutato la possibilità di un affare colossale. Mettere l’acqua nelle mani di pochi e potenti privati determinerebbe uno smisurato aumento dei suoi costi, con la conseguente impossibilità da parte dei Paesi poveri di potersene approvvigionare. Recatosi a Strasburgo per parlare agli eurodeputati, Zanotelli ha detto loro: “Se votate perché l’acqua diventi merce, sappiate che come missionario ho diritto di dire a tutti che le vostre mani grondano sangue. Perché per colpa vostra non saranno più 50 milioni di persone a morire di fame, ma 100 milioni che moriranno di sete nel Sud del mondo”. Questi i motivi per cui l’acqua deve essere gestita dai Comuni a totale capitale pubblico, che hanno da sempre il dovere di garantirne la distribuzione per tutti al costo più basso possibile. La democrazia ricomincia dai beni comuni ed un segnale confortante in tal senso, è il fatto che il premio Nobel 2009 sia stato assegnato a Elinor Ostrom, un’economista norvegese non ortodossa che lavora proprio sul governo dei beni comuni. Dare la propria adesione alla campagna referendaria sulla ripubblicizzazione dell’acqua è, a questo punto, un imperativo categorico. Un solo referendum per raggiungere tre obiettivi: fermare la privatizzazione dell’acqua; aprire la strada della ripubblicizzazione; eliminare i profitti dal bene comune acqua. EMANUELE SOFFITTO (dal setiimanale TorreSette del 7 maggio 2010)