A cura della Redazione
La promozione culturale nella nostra città sembra essere relegata nei confini dell’«evento straordinario». Lo sviluppo di qualsiasi nuova idea che ha per oggetto la cultura e suoi dintorni, viene accolta da autentici cori di consensi, azionati da una sorta di comando a distanza multimediale, che rimbalzano attraverso canali di diffusione sempre più imponenti: i social network. Ma la tecnologia più avanzata di comunicazione qualche volta favorisce la coabitazione con superficialità, preconcetti e giudizi azzardati. Così, la nascita di un nuovo gruppo su Facebook che si occupa di “recupero del nostro territorio” - per carità, operazione assolutamente encomiabile – finisce per essere benedetta e salutata con un alto indice di gradimento in quanto ritenuta propedeutica per colmare un presunto vuoto cosmico nel campo culturale. Se, invece di utilizzare come fonte d’informazione solo ed esclusivamente il web, ci soffermiamo un attimo a riflettere con serietà e a guardarci intorno con attenzione, potremmo anche apprendere notizie che confermano esattamente concetti contrari: Torre Annunziata è sede di tante associazioni nel “ramo” che operano costantemente nel “settore” evitando, peraltro, di ricorrere alla diffusione di comunicati dove si magnificano le rispettive attività promosse, sottolineando l’assenza di contributi economici pubblici (ultima moda torrese). La promozione culturale rappresenta una previsione statutaria di questi sodalizi e, pertanto, rientra nel DNA delle loro funzioni sociali. Traduzione: pura passione, abnegazione, amore per territorio e nessuna gamma di “benefici” ed “esposizioni elettorali” da collezionare. Un esempio? Il Circolo Professionisti e Artisti e, in particolare, la rassegna musicale “Pentagramma Oplontino”. Proprio negli ultimi giorni si è conclusa la terza edizione della kermesse che, anche in questa stagione, ha fatto transitare a Torre Annunziata fior di musicisti, protagonisti esclusivi dei sei concerti del cartellone. Un modello assoluto di promozione culturale senza clamori, senza fracasso, senza compiacenze, in incondizionata autonomia, ma con un obiettivo indiscutibile: l’evoluzione dei saperi del territorio. «A Torre non era mai stata organizzata una rassegna di musica classica. “Pentagramma Oplontino” è nato per questo semplicissimo motivo», dichiarò tre anni fa il presidente del Circolo Antonio Manzo durante la presentazione della prima edizione della manifestazione. Idea semplice, funzionale e di rilevante spessore artistico. Il merito inconfutabile del sodalizio con sede in Corso Umberto è quello di aver conferito continuità all’evento. Quante iniziative culturali (anche editoriali) sono nate in città, soprattutto negli ultimi anni, e si sono fermate all’edizione d’esordio o al numero zero? Per quali motivi? Per impalcature organizzative fragili o per altri inconfessabili perché? Interrogativi per i quali non ci arroghiamo la presunzione di rispondere e che lanciamo come spunto di riflessione per chi alimenta e specula con la disinformazione. Piuttosto ci preme sottolineare la sontuosità acustica dell’ultimo concerto di “Pentagramma Oplontino”. Il flauto di Angelo Ruggieri (che insieme con Antonio Tommaso Cirillo è anche il direttore artistico della rassegna) e la chitarra di Giuseppe Del Plato, hanno ipnotizzato i presenti con un programma sapientemente variegato, dove Niccolò Paganini ha rappresentato un erudito fil rouge di collegamento dei brani dell’immenso musicista genovese con quelli di autori contemporanei. Un particolare che ha reso il concerto molto seducente anche perché i citati autori contemporanei (Vincenzo Sorrentino, Aniello Palomba e Angelo Lauro) erano presenti in sala e sono intervenuti “spiegando” le emozioni che hanno dato origine alle loro composizioni. Emozioni trasferite con intensità al pubblico attraverso le sonorità straordinarie di due strumenti complementari accarezzati e sfiorati dall’eccellenza di musicisti come Angelo Ruggieri e Giuseppe Del Plato. GIUSEPPE CHERVINO (dal settimanale TorreSette del 10 giugno 2011) Nella foto, da sinistra: Giuseppe Del Plato e Angelo Ruggieri