«Quando un attore emoziona il suo pubblico e questo stesso pubblico lascia il teatro con il sorriso sulle labbra, allora sì che il petto può gonfiarsi d'orgoglio». Come non condividere questo significativo commento, raccolto sui social, a proposito della commedia “Alla fine ho perso io”? Il lavoro, scritto da Pasquale Scognamiglio e portato in scena dalla compagnia “Satyricon”, ha trascinato per due sere consecutive il pubblico del “Di Costanzo-Mattiello” di Pompei in un vortice di suggestioni tra palco e realtà. Sì, perché il tema trattato dalla storia era maledettamente attuale: la violenza, domestica e non, che molte, troppe donne subiscono e che spesso omertà, ignoranza e reticenza riescono ad occultare. Un testo dove i valori e gli ideali che muovono la vita dei “buoni” si amalgamano perfettamente con perfidia e crudeltà, epidermide dell’esistenza dei “cattivi”.

Questa volta la compagnia guidata da Luigi Loreto si è superata raggiungendo ragguardevoli picchi interpretativi. Un equilibrio artistico sempre più raffinato che viene ricercato attraverso una preparazione meticolosa dello spettacolo provato e riprovato con la spinta corroborante della passione per il palcoscenico. “Alla fine ho perso io” racconta il quotidiano di Sofia, la proprietaria di un “Compro Oro”. Un’attività che porta avanti, dopo la morte del marito, insieme ai due figli Annibale e Costanzo. Annibale assomiglia alla mamma: pragmatico, autoritario e cinico, per lui contano solo i soldi. Costanzo, invece, è un giovane sognatore che, appena può, fugge da un lavoro mai amato. La prevaricante personalità di Sofia condiziona oltremodo la vita dei figli, soprattutto in ambito sentimentale. Nessuna donna è considerata all’altezza della loro famiglia: né Iolanda, la moglie di Annibale, tantomeno Susanna, cliente del negozio di cui si invaghisce Costanzo.  Nella vicenda si sovrappongono in misura esilarante altri personaggi come Mimì, fedele e anziano aiutante-tuttofare del negozio, l’onorevole Tarcisio, cliente fisso ma soprattutto inquietante portatore di jella. Oppure figure come Gennaro, l’amico cleptomane di Costanzo,  e Tonino, l’esuberante ragazzo del bar amico di Mimì. L’abilità di tutti i componenti della compagnia, indistintamente, è stata quella di imporre un ritmo adeguato al racconto rispettando le notevoli proporzioni dell’accento sociale contenuto nel testo.

Luigi Loreto, visibilmente commosso, nel ringraziare tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione del lavoro, ha sottolineato: «La compagnia ha voluto dedicare lo spettacolo ad una donna che ha realmente subito le violenze portate da noi in scena in queste due sere». Il giovane autore Pasquale Scognamiglio ha aggiunto: «Io mi considero uno di voi, della vostra grande e stupenda famiglia e vi ringrazio ancora una volta di aver scelto un mio lavoro. Perché è importante il teatro? Per un motivo molto semplice: è l’unico mezzo di comunicazione che consente il contatto diretto con il pubblico. Solo così si possono ancora trasmettere messaggi e ideali».  

Nella commedia "Alla fine ho perso io" hanno recitato: Luigi Loreto, Paolo Blasio, Valentina Murano, Andrea Galasso, Domenico Loreto, Marcello Longobardi, Danilo Vitiello, Arianna Chervino, Sissi Monteleone, Rossana Gallo, Maria Carotenuto, Alessio Federico e Rosario Matteo Di Rosa.

Per essere sempre aggiornato clicca "Mi Piace" sulla nostra pagina Facebook