A cura della Redazione

A volte ci sono delle sensazioni uniche, emozioni irripetibili e bellissime perché nascono spontanee e arrivano dritte al cuore. 

Questo è quello che ho provato assistendo alla rappresentazione teatrale “Diverso da chi?”, messa in scena dagli attori-studenti del Laboratorio teatrale “Anita Sorrentino” del Liceo Pitagora-Croce di Torre Annunziata, diretto dal dirigente scolastico Benito Capossela, sull’importantissimo tema della disabilità.

È stato davvero bello ed esaltante vedere l’impegno, l’abnegazione, l’entusiasmo  avvolgente e trascinante di ragazzi e professori su un tema scomodo, che ancora oggi non viene tenuto nella giusta considerazione. Si tratta di una dura e triste realtà contro cui i portatori di disabilità sono costretti a combattere quotidianamente.

In una società che spesso parla di “disabilità” o blatera sui “diversamente abili”, ma che poco fa e pochissimo realizza, è venuto il momento di affrontare l’argomento senza ipocrisie, dicendo senza giri di parole cosa vuol dire una “vita da disabile”.

Io ritengo che il concetto possa racchiudersi in un’equazione, tanto semplice quanto spietata: disabilità uguale solitudine.

E quando parlo di solitudine mi riferisco non solo a chi patisce questa condizione ma al suo intero nucleo familiare.

Non importa di quale disabilità parliamo, sia essa fisica o psichica, che si tratti di limitazione motoria o intellettiva, di sindrome di Down o di autismo: il comune denominatore è la solitudine.

Tutti coloro che sono costretti a vivere una condizione di “diverso”, vorrebbero, proprio come tutti gli uomini e le donne di questa terra, uscire la sera con gli amici, andare a mangiare una pizza con i coetanei, divertirsi in discoteca, abbracciare la propria ragazza. 

Purtroppo, per quanti amici si possa avere e per quanti attestati di affetto vengano prodotti, non è così. E contatti, amicizie e amori, il più delle volte, si è costretti a viverli sui social. I ragazzi cosiddetti normo-dotati desiderano esprimere la loro vivacità giovanile a tutto tondo, per cui la presenza del disabile, inizialmente tollerata, diventa presto un intralcio, un peso.

Tutto questo è stato ben compreso dai ragazzi del liceo Pitagora-Croce, diretti dalle professoresse Elisa Esposito e Annamaria Raiola, con la collaborazione degli attori Pasquale Nastri ed Esmeraldo Napodano che, con il loro spettacolo fatto di dialoghi brillanti, toccanti e molto spesso divertenti e di armoniosi passi di danza, hanno sviscerato il tema della disabilità rivelando grande sensibilità e facendo propri valori quali la solidarietà, l’amicizia, la comprensione, la condivisione delle difficoltà, che sono i valori veri su cui deve fondarsi una società giusta, una società che davvero non lascia indietro nessuno.

Quegli stessi valori da cui dobbiamo ripartire noi torresi come comunità, per ritrovare il piacere e l’orgoglio di dirci cittadini di Torre Annunziata.

Nella foto, il giornalista Dario Ricciardi sul palco insieme ad Annamaria Raiola, Esmeraldo Napodano, Benito Capossela e Pasquale Nastri.

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