A cura di Anna Casale

Un gioiello nel gioiello, il “Museo del Parco Nazionale del Vesuvio” in un territorio, quello boschese, ricco di cultura e storia antica, fin troppo ignorato nel tempo, cornice ad hoc per la presentazione del libro “La Villa di N. Popidius Florus a Boscoreale” (Il quaderno edizioni).

Un volume scritto a quattro mani da Lucia Oliva, docente che da anni si occupa di storia del territorio e Adriano Conato, studioso di beni storici ed artistici.

Un racconto che parte da un ritrovamento importantissimo ed antichissimo, un manoscritto del 1906 scritto interamente in francese che ci racconta la storia del nostro territorio.  L’opera diviene contributo importante nella riscoperta delle proprie radici, raccontando la ricchezza della presenza delle ville romane a Boscoreale. Ma anche una storia di donne come quella della matrona Maxima, morta durante l’eruzione, ultima custode del tesoro di Boscoreale o quella di Giovanna Zurlo, donna intraprendente, vedova e madre di cinque figli, che nel 1906 intraprende con grande coraggio lo scavo della villa romana.

Punti di partenza per una riflessione sull’equiparazione dei diritti ma anche storia di saccheggio di una città pregna di ricchezza che vede alcuni dei propri tesori custoditi nei musei più importanti del mondo, alcuni dei quali il “Louvre” di Parigi, “Metropolitan Museum” di New York e “Musées royaux d'Art et d'Histoire” di Bruxelles.

Nelle pagine di “La Villa di N. Popidius Florus a Boscoreale” si ritrovano tracce di un lontano passato che ancora oggi è possibile riconoscere e ritrovare, un’occasione per il lettore di passeggiare con un occhio più attento e curioso nel territorio.

Ospiti dell’evento, presentato da Stefania Spisto, presidente dell’Associazione “Il Quaderno Edizioni”, Agostino Casillo, Presidente del Parco Nazionale del Vesuvio, che ha curato la prefazione del libro, Annamaria Sodo, responsabile del “Museo Antiquarium” di Boscoreale e Luigi Vicinanza, giornalista e Presidente della Fondazione MAV di Ercolano.

“Ripartiamo dai territori. Dobbiamo ripartire dalle radici. Ci vorrebbe una Vesuvio Valley per creare un umanesimo digitale ed utilizzare -afferma Vicinanza- la cultura come cura di mente e corpo.”

La Vesuvio Valley, una suggestione come la definisce Vicinanza, in cui il Vesuvio, presente nell’immaginario collettivo di tutto il mondo, e soprattutto il territorio, ad esso circostante, nonostante sia pregno di criticità è un territorio dalla potenza culturale seconda a nessuno.