“Mi ha fatto a pezzi, con le parole, con lo sguardo, con il controllo, con quel modo di farti sentire sbagliato o colpevole”. Così ha esordito Sophie Codegoni nel suo monologo a Le Iene.
“Io lo amavo, così tanto da restare anche quando stavo male, da credere alle sue promesse sempre uguali, perché piangeva, si inginocchiava, diceva ‘cambierò’ e io speravo. Arrivavano momenti belli, un weekend tranquillo, una vacanza, uno sguardo con gli occhi lucidi e io mi aggrappavo a quei gesti e dimenticavo il resto. Negavo, minimizzavo, allontanavo chiunque provava ad aprirmi gli occhi e mentre cercavo di salvare noi, perdevo me stessa. ‘Lì non ci vai, con quello non ci parli, al primo squillo mi devi rispondere’: era geloso perfino della mia libertà e io lo chiamavo ancora amore”.
E ancora: “Poi ha cominciato a controllarmi, mi spiava e minacciava che mi stava vicino e quando ha capito che non poteva più tenermi ha provato a distruggere chi mi proteggeva. È lì che ho avuto paura, sì, perché il male sugli altri lo vedi meglio che su te stessa. Così ho trovato il coraggio di fare la cosa giusta, l’ho denunciato e da lì è iniziato il calvario. Fuori sorridevo ma dentro cadevo a pezzi. Mi dicevano ‘sei troppo magra, ti stai rovinando’, ma nessuno chiedeva: ‘Sofì, come stai davvero?’. Perché il dolore se non si vede non esiste, se non lo gridi non ti credono, ma ci sono ferite che ti svuotano ogni giorno e tu impari a sopravvivere con il silenzio negli occhi e il dolore che ti logora dentro. Io vorrei maggiore rispetto non solo per me ma per tutte quelle donne che hanno il coraggio di dire basta, per chi ancora subisce ed ogni giorno sceglie di combattere, per chi si è persa e ha bisogno di una carezza per ricominciare. Questa è la mia verità e se ti riconosci in queste parole sappi che non sei sola, nemmeno quando ti sembrerà di non avere più voce, nemmeno quando ti convinceranno che sia colpa tua. Sappi che non lo è. Perché poi arriva il giorno in cui torni a vivere, a testa alta e senza più paura di dire: “Mi ha fatto male, sì, ma sono ancora qui”.