A cura della Redazione

Undici persone arrestate. La camorra imponeva le slot machine da utilizzare. La Guardia di Finanza - coordinata dalla DDA - ha sgominato una rete criminale facente riferimento al clan Belforte - fazione di Maddaloni e ad imprenditori collusi operanti nel settore dell’istallazione e gestione di apparecchi da gioco del tipo “NewSlot”.

Sette le persone finite in carcere, quattro ai domiciliari. L'operazione, denominata "Golden Game",  ha consentito di individuare e smantellare una consolidata associaizone a delinquere di stampo mafioso in grado controllare il mercato locale dei videopoker operando in regime di pressoché totale egemonia. Le indagini sono iniziate nel giugno 2016 a seguito di una segnalazione anonima inviata al Reparto territoriale della Guardia di Finanza, nella quale venivano denunciate delle irregolarità nella gestione di alcune macchinette da gioco e divertimento di proprietà di alcune società della provincia di Caserta.

Tramite l’esecuzione di mirati controlli volti a verificare la regolarità delle installazioni presso alcuni esercizi commerciali di Maddaloni, è stato quindi possibile rilevare che in un breve lasso di tempo numerosi esercizi commerciali si erano dotati di ulteriori slot appartenenti e gestite da due ditte individuali che si stavano espandendo in maniera repentina e anomala sul mercato di riferimento. La successiva attività investigativa ha permesso di capire come tali ditte non fossero in realtà gestite dai formali intestatari, bensì riconducibili alla sfera di diretta influenza dei componenti di una nota famiglia di Maddaloni, già operante nel settore e destinataria di una misura di prevenzione personale e patrimoniale che alcuni anni prima li aveva spossessati delle loro aziende perché collegate con il clan camorristico Belforte, grazie al quale erano riusciti a conquistare ampie fette del mercato locale dei giochi.

Gli inquirenti hanno anche fatto leva su una serie di testimonianze rese da diversi collaboratori di giustizia, da personale dipendente delle stesse ditte e da alcuni degli esercenti, che, sebbene impauriti e timorosi delle conseguenze della loro collaborazione, posti di fronte alle evidenze già acquisite, hanno confermato di essere vittime di estorsione in quanto costretti a far installare le "macchinette" all’interno dei propri locali commerciali, estromettendo i gestori già lì operanti.

Ulteriori e decisivi riscontri sono stati poi acquisiti per mezzo di intercettazioni, anche ambientali, e di prolungati servizi di appostamento e pedinamento dei soggetti indagati.

Le indagini hanno dimostrato come gli imprenditori monitorati sono riusciti nel tempo ad aggirare di fatto la misura di prevenzione disposta nei loro confronti, imponendosi nuovamente sul territorio, ancora una volta grazie alla forza intimidatrice del clan di riferimento ed operando per mezzo di ditte formalmente intestate a “teste di legno”, ma di fatto gestite completamente da loro, tanto da acquisirne direttamente tutti i proventi, da condividere poi con il sodalizio criminale che ne aveva agevolato l’operatività.

Oltre venti i casi di presunta estorsione accertati ai danni di altrettanti commercianti che hanno dovuto subire la violenza intimidatrice esercitata da noti pluripregiudicati appartenenti al clan “Belforte - fazione di Maddaloni”.

Gli undici soggetti indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di estorsione, fittizia intestazione di beni ed illecita concorrenza, aggravati dal metodo mafioso.

Sequestrati l'intero complesso aziendale e tutti i beni riconducibili alle ditte individuali colluse con il clan, compresi 130 apparecchi da gioco e divertimento installati presso ventidue bar e locali di Maddaloni e dintorni. In corso la quantificazione dei proventi illeciti derivanti dall'utilizzo delle slot.

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