A cura della Redazione
Il dott. Mark Robert Rice ci svela i segreti dei vip per perdere peso e mantenersi in forma per sempre. Ormai le vacanze sono vicine ed è cominciata la stagione della lotta con l’ago della bilancia in cui si moltiplicano i consigli per dimagrire. Spinti dalla cosiddetta “prova costume” si cerca la dieta rapida “mordi e fuggi”, nel disperato tentativo di smaltire velocemente la pancia e affinare il girovita. Ma quanti ce la faranno? Come distinguere verità da illusione? Ce lo spiega l’italo-inglese Mark Robert Rice, dottore in dietistica e prossimo alla seconda laurea in farmacia, un esperto nel settore. Attualmente il dott. Rice presta la sua attività professionale presso l’ambulatorio di Diagnosi e Terapia dell’Obesità Patologica dell’Ospedale Villa Betania di Napoli e collabora con i medici specialisti in Chirurgia Bariatrica del Policlinico dell’Università “Federico II”. In passato ha svolto tirocini e lavorato all’estero in beauty-farm frequentate da personaggi del mondo sportivo, televisivo e cinematografico. Lo abbiamo incontrato a Torre Annunziata, nello studio che da qualche mese condivide con il dottore Amedeo Desgro, ginecologo, e la dottoressa Maria Desgro, pediatra, ubicato in via Gino Alfani. Dott. Rice, ci suggerisce una dieta da consigliare a chi ha bisogno di recuperare in breve tempo la linea perduta in vista delle vacanze? «La dieta miracolosa non esiste. Perdere sette chili in sette giorni è solo il titolo di un film comico. Del resto, anche perdere sette chili in un mese è da considerare un’utopia, nel senso che non esistono programmi alimentari sani ed equilibrati che facciano perdere tanti chili in così breve tempo. Se l’ago della bilancia segna una perdita di peso piuttosto consistente in un arco di tempo relativamente breve, ciò significa che si sta perdendo acqua e tessuto muscolare più che grasso». C’è un metodo per perdere definitivamente i chili di troppo? Come fanno i personaggi pubblici a mantenersi costantemente in forma? Ricorrono a strategie particolari? «Sì, adottano alcuni accorgimenti che ciascuno di noi può mettere in atto con un po’ di iniziale buona volontà». Per esempio? «Innanzitutto, bisogna abolire dal nostro linguaggio quotidiano la parola “dieta”, che evoca sacrifici, restrizioni e mortificazioni. Meglio parlare di programma o schema alimentare personalizzato da attuarsi a tappe, senza alcuna scadenza e sotto controllo». Esistono schemi alimentari che non impongono di pesare necessariamente gli alimenti? «In linea di massima, il programma basato su cibi a “basso indice glicemico” libera da questa “schiavitù”». Cosa significa “programma alimentare personalizzato”? «Significa che lo schema alimentare va concordato col dietista di fiducia che lo elaborerà sulla base delle esigenze cliniche dell’individuo, esigenze dipendenti da diversi fattori: età, sesso, alimentazione abituale, stili di vita, malattie pregresse, stato di salute attuale». Perché parla di programma alimentare a tappe? «Perché il programma si articola in due fasi, che possono alternarsi. Chi ha seguito una dieta sa bene che all’inizio si perde peso abbastanza facilmente, ma poi l’impresa diventa sempre più ardua. E magari, oltre a non vedere i risultati sperati, si tende anche a recuperare chili. Per questo non bisogna porsi mai scadenze, neanche nella prima fase caratterizzata da una minore libertà nelle scelte alimentari. In tal modo, non si rimarrà delusi qualora, nel corso dei mesi di attuazione, sia necessario assecondare la “resistenza” dell’organismo, consolidando semplicemente il peso raggiunto. Una volta conclusa la prima tappa, poi, il risultato va mantenuto stabile con un regime alimentare più libero. È bene chiarire che non occorrerà pesare necessariamente gli alimenti, è sufficiente sceglierli oculatamente». Quanto tempo dura la seconda fase? «La seconda fase è a tempo indeterminato. In tale fase sono previsti controlli periodici, soprattutto dopo le feste natalizie, pasquali e il periodo estivo, in modo da correre subito ai ripari qualora l’aumento di peso superi il limite massimo consentito. L’obbiettivo è mantenere il peso entro una fluttuazione massima del 2 per cento della perdita complessivamente raggiunta, facendo smaltire immediatamente i pochi chili recuperati, senza attendere che l’aumento diventi consistente e più faticoso». Allora l’individuo non dovrà mai smettere di sottoporsi a controlli periodici neanche quando avrà raggiunto il risultato e sarà dimagrito? «L’obesità è una malattia cronica, non esiste alcun intervento in grado di guarirla. Solo seguendo il metodo descritto, che in un certo qual modo consiglia il “tagliando periodico” per verificare se si stanno effettuando scelte corrette o sbagliate, si potranno ottenere risultati duraturi». Ma questo metodo propone di correggere permanentemente lo stile di vita delle persone? «Esatto. Una volta raggiunto un peso accettabile, di tanto in tanto si potranno fare anche degli strappi alla regola concedendosi qualche peccato di gola, ma senza mai perdere di vista la bilancia: un chilo in più o in meno è ammissibile, se si va oltre, bisogna tornare al programma alimentare della prima fase. Il business del dimagrimento ha prodotto diete di ogni tipo, raramente corrette ed equilibrate e soprattutto mai all’insegna dell’educazione e della rieducazione alimentare e comportamentale. Generalmente, alla fine di una dieta l’individuo torna alle vecchie abitudini perché non ha imparato nulla, soprattutto con riguardo alla scelta qualitativa degli alimenti. Ecco perché ingrassa». OLIMPIA VENDITTO