Stavolta cambiare non solo si può, ma si deve. Eccola la grande novità del 2018, la ragione per cui il nuovo anno sarà per forza diverso da quello che lo ha preceduto. Scegliamo un orizzonte locale, racchiuso tra i confini consueti, pur sapendo che la nostra vita verrà condizionata da scenari molto più vasti.

Ma prima dobbiamo liberarci dai macigni che hanno appesantito la marcia degli ultimi dodici mesi, quasi fino a fermarla. Non lascerà rimpianti questo 2017 che abbiamo appena salutato come la liberazione da una tremenda maledizione, provando il senso di libertà che ti viene regalato quando un esorcismo ti apre a nuove speranze. Il futuro dovrà essere per forza migliore, come annunciano le tracce incancellabili di un ciclone che ha spazzato via senza scegliere, travolgendo tutto ciò che si frapponeva sul suo cammino.

L’ala del palazzo crollato sulla Rampa Nunziante è l’immagine della città: un crollo imprevedibile in una situazione normale, un cedimento impossibile se mani incoscienti non avessero minato l’equilibrio del fabbricato. Per rendersi conto del disastro, anche oggi che sono trascorsi sei mesi da quella mattina del 7 luglio, devi aggirare l’apparente regolarità della facciata e svelare la scena della tragedia: otto vite recise, sottratte a un’esistenza sicuramente ancora lunghissima. Pochi secondi che seminarono terrore, uno sbandamento psicologico al quale seguirono un tentativo di capire e poi una voglia matura di giustizia tuttora lontana dall’essere soddisfatta.

E’ uno degli obiettivi naturalmente fissati per il ’18, ma non può essere l’unico. Torre Annunziata deve proseguire un cammino intrapreso, una scalata verso la normalità che solo qui resta un evento straordinario.

Questa ambizione alla normalità l’ho respirata il giorno del brindisi che il sindaco Ascione ha condiviso con i cittadini sul belvedere di Villa Parnaso, un palcoscenico con vista mare, un piccolo tesoro regalato alla città. E uno dei tanti spazi pubblici recuperabili alla collettività, come l’area portuale in piena operazione di bonifica. Si lavora all’interno dello specchio d’acqua e sulla strada che costeggia la sede ferroviaria: un doppio fronte strettamente collegato. Occupare tutto il territorio che insiste sul mare è la vera scommessa da vincere, l’occasione ideale per realizzare la priorità del lavoro ai giovani dettata anche dal presidente Mattarella nel discorso di chiusura.

Sta per cominciare la fiera delle buone intenzioni chiamata campagna elettorale: il sospetto è che i tentativi di trovare un assetto che significhi governabilità si succederanno in maniera sempre più disperata. Rispetto alla necessità di arrivare a una soluzione apprezzabile, credo che i nostri voti singoli potranno far poco se non ci sarà una volontà corale di cambiamento. Abbiamo bisogno di vincere, non di pareggiare.

Nella prima volta che - dopo sessant’anni - vivremo senza l’Italia al Mondiale di calcio sembra paradossale affidarsi a una metafora calcistica, ma non abbiamo scelta. Auguri a tutti noi.

*(già direttore di Sky Sport)

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