A cura della Redazione

Sabato 10 novembre, al termine della cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria di Torre Annunziata all’Arma dei Carabinieri, c’è stata la scopertura della targa intitolata al tenente Marco Pittoni, barbaramente ucciso da un giovanissimo rapinatore di Torre Annunziata nell’uffico postale di Pagani, 10 anni fa. Era il 6 giugno 2008 (leggi qui). L’Amministrazione comunale di Torre Annunziata gli ha intitolato la palestra di via Provinciale Schiti.

Il sindaco Vincenzo Ascione, il Prefetto Carmela Pagano e il generale dei carabinieri Maurizio Stefanizzi, davanti ad un picchetto d’onore dei militari dell’Arma, hanno deposto una corona di alloro ai piedi della targa commemorativa, accompagnati, durante il breve tragitto, dalle note del brano “Il Piave mormorava”, suonato dagli studenti della Liceo Scientifico “Pitagora-Croce”, e del Silenzio militare. La targa, posta alla parete esterna della palestra, riporta la scritta: «E’ forte in me, e voglio che lo sia anche in te, la serenità d’animo e la consapevolezza di incarnare un ideale di giustizia e coraggio che trascende, superandoli, i limiti dell’esistenza terrena».

Hanno preso poi la parola il sindaco Ascione, che ha letto la lettera che l’Amministrazione aveva inviato alla famiglia del capitano Pittoni; l’ex procuratore capo di Torre Annunziata, Diego Marmo, che ricordava, con voce vinta dalla commozione, le ore frenetiche successive all’omicidio del carabiniere e l’arresto quasi immediato di tutti i componenti della banda di rapinatori; ed infine una studentessa del Liceo della III B, Maria Pia D’Apice, che ha dedicato una lettera a Marco Pittoni:  

«Caro Marco, ho conosciutola tua storia a scuola, in occasione di un incontro con l’Arma dei Carabinieri e sono rimasta molto colpita. Il tuo gesto eroico, il tuo sacrificio ha evitato una tragedia. Noi tutti ci siamo chiesti perché è successo, le persone che ti vogliono bene avranno pensato: “Perché è capitato proprio a te?”. Molti hanno pensato “sono cose che possono capitare, è il rischo del mestiere…”. In parte questo è vero, ma non può essere una giustificazione, poteva capitare ed è capitato a te, ma con un po’ di attenzione in più da parte nostra poteva non accadere. Il tuo gesto eroico ha salvato tante vite innocenti, ma adesso guarda, il mondo è ancora pieno di crimini e sai di chi è la colpa? E’ nostra! Siamo colpevoli di ciò che commettiamo, siamo colpevoli ogni volta  che non rispettiamo le regole pensando a fare i nostri interessi, siamo colpevoli ogni volta che rimaniamo in silenzio invece di denunciare, siamo colpevoli ogni volta che preferiamo non scegliere per paura. Quanti errori ci fa commettere questa semplice emozione. Ma perché continuiamo a fare errori? Perché non cominciamo a fare la cosa giusta? Sappiamo tutti che potremmo farlo, ma per fare la cosa giusta bisogna rischiare, a volte bisogna rinunciare a qualcosa e tu hai rinunciato al bene più prezioso: la tua vita, perché in cuor tuo sapevi che era la cosa giusta da fare. Non hai pensato in quel momento ai tuoi genitori, ai tuoi amici, ai sogni che avresti potuto realizzare, ma solo alla cosa giusta da fare. Noi abbiamo paura e la paura ci fa commettere gli errori più grandi. E’ strano, davvero strano, come cambiano le cose, andiamo sempre più avanti ma la paura continua a bloccarci, mentre tu, pur essendo una persona come le altre, non hai avuto paura in quel momento. Il tuo è stato un gesto eroico, incredibile. Adesso spero tu sia in pace, sapendo di aver fatto la cosa giusta. Grazie per tutto ciò che hai fatto, ti voglio bene».

La giornata di iniziative è terminata con le esibizioni sportive degli studenti del Liceo e di giovani pugili dell’Arma dei carabinieri.

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