Sono stato sempre attratto dal mondo della pasta, non solo perché vi lavoravano mio padre e i miei progenitori, ma anche perché ho scritto un libro che lo richiama: “Pasta, amore e fantasia. Le origini della famiglia De Laurentiis".

E proprio per questo motivo sono interessato a ricercare notizie che lo riguardano. Qualche giorno fa, navigando in rete, ho ritrovato un video su YouTube di “Napoli Magazine”, ripreso a Città della Scienza il 13 maggio 2017, in occasione dell’iniziativa “Ligami di pasta”. In esso non solo Aurelio De Laurentiis presenta il mio succitato libro, illustrandone la copertina dove ci sono le foto dei suoi nonni, ma coglie anche l’occasione per ricordare che “negli anni Venti la vera industria della pasta in Italia stava a Torre Annunziata, dove c’erano la bellezza di novanta pastifici”.

Non è un caso che cita quella data, perché proprio nel 1920 suo nonno Aurelio inaugurò un pastificio nella nostra città in via Murat. Poi parla di sua zia Rosa De Laurentiis, sorella del padre Luigi, cittadina oplontina, che gli diceva: “Ma tu non vieni mai a Torre Annunziata, vai sempre a Capri!”. A questo punto Aurelio le risponde: “Zia, facciamo una cosa, c’è una pasta che io utilizzo, si chiama Setaro, mi inviti a visitare questo pastificio?”. Queste parole Aurelio le pronuncia ricordando che in sala c’è suo cugino Nico, figlio di Rosa (l’avvocato Nicolas Balzano, noto penalista torrese, che gli ha consegnato in regalo il mio libro).

Così oltre trent’anni fa il produttore cinematografico è venuto nella nostra città e si è recato in via Mazzini (nella stessa strada in cui c’era l’abitazione del nonno Aurelio e dove è nato il padre Luigi) per far visita al pastificio Setaro, lì ancora oggi allocato. “Quando entrai sentii questo odore del grano, questo tepore della pasta stesa ad asciugare - ricorda De Laurentiis - e vidi un signore di ottantacinque anni che etichettava con dei rombi i pacchi di pasta”. E continua così: “Ma questo era il simbolo della pasta di mio nonno!”.

Il suo “amarcord” si sposta sullo zio Dino: “Andava  da ragazzo con i pantaloni corti a riscuotere le cambiali per mio nonno, per emozionare e commuovere questi del Nord che non pagavano!”. Infine il suo pensiero è rivolto al padre Luigi: “Dopo essersi laureato alla Federico II e all’Istituto Orientale, con una borsa di studio andò a Sofia, in Bulgaria, perché era perfettamente bilingue, parlava il russo e il bulgaro, e lì fondò un giornale”. Poi conclude dicendo di essere nato a Roma ma di sentirsi profondamente napoletano “perché sento dentro di me la formazione paterna, ma soprattutto quella di mio nonno Aurelio e di mia nonna Giuseppina che faceva delle zita stufate e delle candele che, quando rimanevano quei residui, con il ragù si insinuavano nel culetto del pane e ci riempivano il palato di gioia”.

Nel momento in cui gli consegnano le etichette originali del suo omonimo nonno, Aurelio fa notare che c’è scritto “Pastificio Moderno” e “Pasta extra di lusso” e propone addirittura a chi gliele porge di “ridistaccare” da Gragnano a Torre Annunziata un pastificio per produrre quella pasta e dare continuità a quello del nonno! Insomma, contrariamente a chi dice che il presidente del Calcio Napoli non parla mai di Torre Annunziata, questo video dimostra che lui ricorda sempre con affetto la città dove è nata la nonna Giuseppina, il padre Luigi, gli zii Dino, Alfredo, Celestina, Rosa, Anna e Raffaela. Quest’ultima è l’unica rimasta della famiglia, una gentile e signorile donna di novantadue anni, alla quale ho fatto visita due anni e mezzo fa a Milano dove vive in uno splendido palazzo.

(Foto Napoli Magazine)