A cura della Redazione

“E’ stato un eroe”. Continuano a ripeterlo Tania e Maria Adriana, moglie e figlia di Maurizio Cerrato, l’uomo ammazzato la sera del 19 aprile con una coltellata al petto per un posto macchina.

Lo dice Maria Adriana con voce ferma e decisa davanti a taccuini e microfoni. “Io sono fiera di lui – ripete la figlia – perché per me è, e sarà, sempre un eroe, perché mio padre l’ha sempre detto che per le sue figlie si sarebbe fatto ammazzare. E l’ha ripetuto anche quel giorno, prima che lo uccidessero. E probabilmente non avrebbe potuto trovare un modo migliore per andarsene”.

Scandisce le parole con lucidità nonostante il grande dolore che ha dentro. “Io voglio che la gente si renda conto che determinate cose da adesso in poi diventeranno inaccettabili. Io combatterò tutta la vita affinché queste cose non succedano più!”.

“Il nome di mio marito – riprende Tania – non lo devono dimenticare mai. A queste persone (rivolgendosi agli arrestati, ndr) non mi sentono di dire nulla, non meritano nulla, neppure il mio fiato, e sicuramente non avranno mai il mio perdono. Torre deve cambiare, altrimenti i torresi per bene andranno via tutti, come stanno già facendo. Noi che faremo? Ora è presto per dirlo, ora è il momento del dolore. Noi stiamo avendo tantissime dimostrazioni di affetto, quindi l’omertà di cui voi parlate (rivolgendosi alla stampa, ndr) è di una parte della città che io non considero  e che non fa parte della nostra vita. Torre non è solo questa”.

“Ogni città ha le sue pecche – continua Maria Adriana -, anche la nostra. Noi lo abbiamo vissuto sulla nostra pelle e non auguriamo a nessuno di vivere questi momenti così drammatici. Speriamo solo che questa tragedia sia ad esempio per gli altri”.

“Ho due figlie, di 7 e 20 anni – conclude Tania -. Mia figlia più grande ha dovuto vivere un’esperienza assurda. Io non so come fanno loro a riposare”.

In città non si fa che parlare d’altro, della morte assurda di Maurizio Cerrato, un uomo che non dimostrava affatto la sua età. Fisico da corazziere, alto, sportivo, gioviale, benvoluto da tutti. Una vittima innocente della violenza, della prepotenza, dell’arroganza e della sottocultura che alberga in certa gente. La speranza è che il suo sacrificio non sia stato vano.

Da oggi ognuno di noi dovrebbe far proprie le parole di Maria Adriana: “Combattere perché cose del genere non accadano più!”.