A cura della Redazione

“Nessun dato suggerisce la presenza di magma vicino alla superficie, che è la condizione necessaria perché avvenga un'eruzione".

Lo assicura Francesca Bianco, direttrice del dipartimento vulcani dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), dopo le nuove scosse di terremoto (la più intensa di magnitudo 3.0 alle 11:02 di venerdì 22 settembre) nei Campi Flegrei.

"La risalita di magma, infatti, verrebbe annunciata da anomalie molto evidenti nelle misurazioni, - spiega la ricercatrice dell'INGV, già direttrice dell'Osservatorio Vesuviano -. Perturberebbe con bruschi scostamenti tutti i parametri registrati: cambierebbero, ad esempio, le temperature di rocce e fumarole, la deformazione del suolo e ci sarebbero accelerazioni nella gravità. Al momento, invece, il trend mostra un lento e costante incremento dovuto al fenomeno in corso dal 2005".

Lo sciame sismico in corso, secondo Bianco, "è dovuto alla risalita di gas. Ha colpito un'area estremamente urbanizzata, questo è il motivo principale per cui il terremoto è stato avvertito dalla popolazione con una certa intensità".

Da millenni la caldera dei Campi Flegrei è sede di intensa attività vulcanica, manifestata anche dal rilascio concentrato di gas e dal lento sollevamento o abbassamento del suolo, un fenomeno accompagnato da attività sismica. Dal 2005 a oggi è di nuovo in atto un lento sollevamento del terreno.

"Negli ultimi 18 anni si è sollevato di circa 113 centimetri, con una media che al momento è di circa 15 millimetri al mese - spiega ancora Francesca Bianco all’Ansa -. Per avere un termine di paragone, durante la crisi del 1983-84 il suolo si sollevò di 108 centimetri, ma in soli 2 anni".