Grande partecipazione di pubblico ai funerali del giornalista Vincenzo Pinto, deceduto nella giornata tra sabato e domenica scorsi per un malore improvviso.

I tifosi del Savoia hanno accolto il feretro fuori dalla chiesa della SS. Trinità con un lungo striscione su cui era scritto: “Uomo di sport e di valori. Hai scritto la storia dei nostri colori”.

In chiesa, oltre ai familiari, vi erano amici, colleghi giornalisti, tantissimi conoscenti, allenatori e giocatori che hanno militato nel Savoia. Tra questi abbiamo riconosciuto Gigi De Canio e Ernesto Apuzzo, allenatori della storica promozione dei Bianchi in serie C1 nel Campionato 1994/95; il tecnico Alberto Urban, e i calciatori Salvatore Ambrosino, Toni Barbera e Marco Ciardiello.

Alla fine della cerimonia funebre, hanno preso la parola il direttore responsabile di TorreSette Giuseppe Chervino, il dottore Antonio Manzo, amico fraterno di Vincenzo; il dottor Nazario Matachione, presidente della Casa Reale Holding Spa; e il dirigente del Savoia Pino Iodice.

Riportiamo qui di seguito l’intervento del nostro direttore:

“Raffinato ed elegante. Riservato e discreto. Competente e professionale. I suoi racconti erano profondi, incisivi, penetranti anche quando le redazioni dei giornali ne riducevano la misura. Vincenzo Pinto era il “giornalista”. E subito dopo, quasi per un automatismo epidermico, molti aggiungevano “del Savoia”.

Sì, perché la vita di Vincenzo e le vicende ultracentenarie della squadra di calcio oplontina si sovrapponevano quotidianamente generando una perfetta simbiosi. Una interrelazione intensa, intima, autentica che scandiva con puntualità il ritmo delle sue giornate.

Vincenzo era anche un Uomo impegnato nella promozione culturale sul territorio, e non solo per la sua attività di docente di materie letterarie che lo ha visto contribuire alla formazione di intere generazioni di studenti. Amava la musica, ma il privilegio di sentirlo cantare era riservato ai suoi amici più intimi. Quelli con cui condivideva i momenti ludici e di riflessione.

La sua capacità di trasformare i pensieri in parole, prima sussurrate e poi scritte, era straordinaria. Il suo aspetto appariva serioso solo all’impatto iniziale, perché bastava sottoporgli l’argomento “Torre Annunziata” per rendere luminoso il suo sguardo da cui filtrava nitido l’amore smisurato per il territorio vesuviano.

Vincenzo amava il “bello” della vita. Lo inseguiva, lo catturava e lo interpretava. A casa, a scuola, nelle redazioni dei giornali, nelle relazioni personali e con gli amici.

Lui era Vincenzo, il professore Vincenzo Pinto. Ci ha lasciati per raggiungere Franco, Nardino, Catello e Silvestro nella redazione degli Angeli con la casacca bianca. Lassù”.

All'uscita del feretro dalla chiesa, un lungo applauso dei presenti ha salutato per l'ultima volta Vincenzo, prima di raggiungere il cimitero di Torre Annunziata, dove saranno sepolte le sue spoglie. 

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