A cura della Redazione

Gesticolano verso il boss “in gabbia”, allontanati dall'aula alcuni familiari di Francesco Tamarisco. Il processo è quello delicato, che vede alla sbarra il capo della famiglia di narcotrafficanti di Torre Annunziata, accusato di essere il mandante dell'omicidio di “mamma coraggio” Matilde Sorrentino, la donna che con le sue denunce fece emergere l'orrore del rione Poverelli, una scuola trasformata in luogo di incontri tra bambini e pedofili.

Il killer che la uccise sta scontando l'ergastolo. È Alfredo Gallo, ritenuto al soldo dei Tamarisco, sia per compiere il delitto, che durante la sua detenzione, finanziata con 500 euro al mese, secondo l'accusa, forniti dalle donne del boss direttamente ai familiari dell'assassino. Un modo, questo, anche per comprare il suo silenzio e non rivelare mai chi sia stato il mandante dell'omicidio della Sorrentino.

Insieme ai due figli di Matilde, parte civile al processo c'è anche il comune di Torre Annunziata. A rappresentare l'Ente comunale oplontino nel corso del procedimento che si tiene alla Corte d’Assise di Napoli, sarà l’avvocato Flavio Bournique. La prima vera udienza del processo si è tenuta ieri, con l'ascolto dei primi due testimoni. Due carabinieri che, all'epoca dei fatti, erano in servizio alla compagnia di Torre Annunziata ed effettuarono una parte delle indagini per l'identificazione del killer, riconosciuto dal figlio di Matilde, testimone del delitto nonostante fosse ancora minorenne.

La svolta nell'omicidio di Matilde Sorrentino, la "mamma coraggio" di Torre Annunziata ammazzata per aver denunciato lo scandalo pedofilia alla scuola del rione Poverelli, era arrivata pochi mesi fa. Il Gip di Torre Annunziata aveva emesso una ordinanza di custodia cautelare in carcere, su richiesta della Procura oplontina, a carico di Francesco Tamarisco, 45 anni, ritenuto il mandante dell'atroce assassinio avvenuto il 26 marzo 2004. Il provvedimento è stato eseguito dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Torre Annunziata, che avevano condotto le indagini.

La donna fu ammazzata fuori al portone di casa con diversi colpi di pistola. Aveva 49 anni. Le indagini condotte nell'immediatezza dei fatti, portarono all'arresto, il 30 aprile 2004, da parte dei carabinieri, dell'allora 26enne Alfredo Gallo, pregiudicato, ritenuto l'autore materiale del delitto. L'uomo, che oggi ha 40 anni, è stato condannato all'ergastolo in via definitiva e sta scontando la pena.