A cura della Redazione

A due mesi dal fermo (tramutato in ordinanza), arrivano i primi verdetti sull'agguato di camorra consumato la mattina di domenica 12 settembre scorso davanti alla chiesa di Sant’Alfonso de' Liguori di Torre Annunziata, nel quale fu ucciso Francesco Immobile. Dopo il vaglio del Riesame di Napoli, restano in cella, accusati di omicidio di camorra, i giovanissimi P. P. (appena 18enne) e L. A., 17enne ritenuto l'autore materiale dell'omicidio, entrambi indicati dall'Antimafia come baby killer del clan Gionta. Per i due indagati è stato decisivo, per ora, il contributo offerto alla Polizia da parte di una neo collaboratrice di giustizia, che ha indicato con precisione i due ragazzi che conosceva bene perché “lavorava” come palo in una piazza di spaccio.

Annullata l'ordinanza, invece, per gli altri due indagati. Si tratta di Ciro Coppola, 19 anni, figlio di Giuseppe, ergastolano del clan Gionta. I giudici hanno deciso di accogliere l’istanza di scarcerazione presentata dall’avvocato Antonio Iorio. Coppola, però, non potrà comunque uscire dal carcere di Poggioreale perché è sotto inchiesta per un’altra indagine nella quale è indagato per associazione a delinquere di stampo mafioso: nella stessa giornata, infatti, fu arrestato due volte.

Torna libero, ma in realtà non è mai finito in carcere perché si era reso latitante, anche il 38enne Amedeo Rosario Mas, ritenuto affiliato al clan Gionta e inizialmente indicato come il guidatore di uno degli scooter del commando di killer. Assistito dall'avvocato Maria Macera, Mas è riuscito a dimostrare che quello in scooter non era lui. Anche in questo caso, il tribunale del Riesame ha accolto l'istanza del suo difensore e la tesi prospettata dal legale di fiducia, secondo la quale i tatuaggi ripresi da alcune telecamere non corrispondevano a quelli dell'indagato. Da ieri mattina, dunque, Mas è tornato libero, pur non avendo trascorso neanche un giorno in cella.