«Ciao Salvatore, in questi giorni sarò a Torre Annunziata con una comitiva di Cosenza per visitare la Villa di Poppea, mi farebbe piacere conoscerti». A parlarmi telefonicamente è la professoressa Loredana Tagliaferri, che già qualche mese fa mi aveva messo in contatto con lo chef di Dino De Laurentiis, Augusto Bonomo, sul quale ho poi scritto un articolo.
Nel giorno dell’incontro, li trovo all’interno della Villa di Poppea ad ammirare, estasiasi, gli affreschi dell’epoca romana, i mosaici dei pavimenti, la grandiosità della piscina. E a commentare la bellezza del nostro sito, dicendo che non ha niente da invidiare a Pompei ed Ercolano. «Ma è poco pubblicizzato - mi fa presente Loredana -, tanto è vero che è carente il materiale esplicativo». All’uscita degli Scavi, il gruppo di turisti mi chiede informazioni su Torre Annunziata, ne racconto brevemente la storia da Oplonti a Gioacchinopoli, dall’epopea dell’arte bianca allo sviluppo industriale. Si incuriosiscono sempre di più, e mi fanno domande soprattutto sui pastifici. Allora dico a loro che a poca distanza c’è quello di una volta dei De Laurentiis, quello attuale e famoso dei Setaro e la casa natale del produttore cinematografico Dino De Laurentiis.
Entusiasti mi chiedono di vederli e con una quarantina di loro mi dirigo in via Murat e poi in via Mazzini. E qui, al numero 27, si "scatenano" a fotografare l’abitazione dove è nato Dino, tra gli sguardi meravigliati degli abitanti del luogo. Ma anche i turisti sono sconcertati per il fatto che non è stata trasformata in un museo da dedicare alla memoria del grande produttore. Questo loro giudizio mi imbarazza ma nel contempo mi inorgoglisce e dico loro che la mia città ha altre attrattive: la chiesa della Madonna della Neve, le statue e gli ori di Oplonti e le armi nel museo dell’identità di Palazzo Criscuolo, i pupi di Corelli, le terme Nunziante, gli stabilimenti balneari con la spiaggia di sabbia vulcanica, le ville Parnaso e di Capo Oncino. Mi guardano a bocca aperta, perché non immaginavano che Torre Annunziata avesse tutte queste bellezze e diversi di loro mi promettono che ritorneranno per visitare tutti questi tesori artistici e naturali. Ci salutiamo, con la promessa di incontrarci di nuovo. Arrivederci amici calabresi!
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