A cura della Redazione

“Mancano le prove per il concorso esterno, ma è dimostrato che alcuni di quei carabinieri furono corrotti dal boss, anche se questo reato è prescritto”.

Le motivazioni della sentenza che ha portato all'assoluzione di otto carabinieri che erano in forza al neonato nucleo investigativo del Gruppo di Torre Annunziata nel 2008-2009 parlano chiaro. Alcuni dei militari sarebbero stati effettivamente stati corrotti dal boss Franco Casillo 'a vurzella, ma quel reato è prescritto. Il concorso esterno all'associazione di tipo mafioso, invece, non è affatto provato per loro. Questo perché le dichiarazioni del boss pentito Casillo sono da considerare “a fasi alterne”, cioè attendibili e precise quando si autoaccusa, vaghe e imprecise quando accusa gli altri, come ha precisato il gup Claudia Picciotti del tribunale di Napoli.

La prescrizione, però, ha praticamente salvato alcuni carabinieri che avrebbero macchiato la divisa intascando mazzette dal boss del Piano Napoli di Boscoreale, in cambio di favori e qualche occhio “chiuso” durante controlli e sequestri. Ben 8 anni di reclusione in un carcere militare era stata la richiesta di condanna avanzata dall'accusa per i militari (alcuni dei quali in pensione o in congedo) Francesco Vecchio, Antonio Formicola, Antonio Santaniello, Franco De Lisio, Catello Di Maio, Antonio Paragallo e Santo Scuderi, difesi tra gli altri dagli avvocati Antonio de Martino, Elio D’Aquino, Roberto Cuomo e Guido Sciacca. Ma per il giudice non ci sono prove.

Sono stati condannati, invece, Franco Casillo (8 anni), suo fratello Aniello (8) e il suo ex avvocato Giovanni De Caprio, che dovrà scontare 10 anni di carcere. Su di lui in particolare si concentrano le motivazioni della sentenza. De Caprio, infatti, avrebbe travalicato i suoi doveri derivanti dall'incarico fiduciario di Casillo, arrivando anche a pilotare un finto pentimento del suo assistito e una collaborazione fasulla con gli investigatori per il ritrovamento di latitanti.

Il quadro indiziario, invece, sembra più compromesso per gli altri imputati. Per le stesse accuse, affronteranno il processo con rito ordinario l'ex comandante Pasquale Sario, oggi tenente colonnello, Sandro Acunzo, il super carabiniere dei tanti arresti (nome in codice Mazinga) e già condannato per la detenzione illegale di un proiettile durante la perquisizione che ha preceduto un anno fa il suo arresto, nonché l'altro carabiniere Gaetano Desiderio, all'epoca dei fatti tutti in servizio a Torre Annunziata, insieme ad Orazio Bafumi (anche lui accusato di narcotraffico) e Luigi Izzo.

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