A cura della Redazione

Ancora un’udienza del processo per il crollo del palazzo di Rampa Nunziante.

Chiamato a testimoniare davanti al giudice Francesco Todisco l’ex sindaco di Torre Annunziata Giosuè Starita. “La mattina del crollo – afferma  - gli operai della ditta incaricata di eseguire i lavori di ristrutturazione dell’appartamento al secondo piano avrebbero dovuto porre in essere opere di consolidamento della struttura, in quanto c’era stato precedentemente l’abbattimento di un muro perimetrale”. Starita riferisce che tale particolare gli era stato riferito da Attilio Cuccurullo, fratello di Giacomo, quest'ultimo una delle 8 vittime della tragedia. Lo stesso Cuccurullo, chiamato a deporre, afferma che non era a conoscenza di eventuali problemi strutturali del palazzo, anche se spesso suo fratello Giacomo si lamentava con lui per la troppa polvere e per l’utilizzo, nei lavori al secondo piano, di un martello pneumatico.

Particolarmente commovente la testimonianza di Antonio Guida, fratello di Pasquale deceduto con la moglie e i due figli sotto le macerie. Guida era stato nell’appartamento in ristrutturazione qualche giorno prima del crollo, chiamato dal proprietario Gerardo Velotto per un lavoretto idraulico. Afferma di aver notato che tutti i tramezzi dell’appartamento erano stati eliminati come pure la parete che dava sul lato del parcheggio del lido Nettuno, sostituita da una grande vetrata. Poi si commuove: “Vorrei riavere i miei cari qui con me, soprattutto i miei nipoti”.

A deporre anche Salvatore Iorio, il pescatore che era uscito di casa poco prima del crollo, e Vincenza Brancaccio, inquilina di un appartamento al quarto piano, la quale riferisce che più di una volta si era lamentata per i rumori dei lavori e delle crepe aperte nei muri. Di questo ne aveva parlato anche con l’architetto Giacomo Cuccurullo, che però l’aveva tranquillizzata.