Giulia Salemi si è raccontata in una lunga intervista rilasciata a Fanpage. Dalla maternità al rapporto col compagno Pierpaolo Pretelli, dal podcast Non lo faccio x moda ai progetti futuri.

Il podcast Non lo faccio x moda

Come scelgo gli ospiti del mio podcast? Di base io scelgo di invitare chi mi incuriosisce quindi sono tutte persone-personaggi di diverse categorie o settore quindi abbiamo: cantante, content creator, attore, sportivo, psicologo, attivista, comica. Sai la famosa frase: fa ridere ma anche riflettere? È un po’ applicato a tutte le puntate. Il mio linguaggio leggero e divertente applicato a tematiche più serie e importati che toccano tutti: la paura del successo, la FOMO, il crescere un figlio, i momenti di up and down. Il mio obiettivo è far uscire anche la parte più fragile che spesso non vediamo sui social”. 

Gli impegni lavorativi dopo la nascita di Kian

Giulia ha poi parlato di com’è stato riprendere in mano gli impegni lavorativi dopo la nascita del piccolo Kian: “È stato faticoso soprattutto perché io ho deciso di allattare e quindi l'allattamento ti crea una sorta di vincolo. Questo ha cambiato totalmente i miei programmi rispetto al passato, quando uscivo la mattina senza problemi: noleggiavi un van e portavi tutti i cambi dietro per stare in giro fino a sera. Ora assolutamente no. Ho deciso di fare una cosa al giorno, massimo due. Per me è importante non annullarmi come persona, il mio essere donna, il curarmi, il prendere un momento per me, ma anche inseguire i miei sogni e la mia carriera, il mio lavoro. La maternità ha completato il mio diventare donna, non ha sostituito né annullato l'altra parte di me, quindi secondo me il gol più grande è riuscire a trovare l'equilibrio perfetto, l'incastro che non sempre si riesce a trovare (alcuni giorni di più altri di meno) tra vita personale, relazione, maternità e lavoro”.

Il rapporto con Pierpaolo Pretelli

E ancora: “Io e Pierpaolo siamo ben organizzati, a volte di più, a volte di meno, ogni tanto ovviamente ci sta la discussione, ma sono cose molto ironiche, noi giochiamo molto. Se tutti e due lavoriamo c'è la tata, mia mamma o sua mamma. Ovviamente ogni giorno è una sfida nuova quindi non si riesce a programmare nulla con largo anticipo. Secondo me Pier ha proprio quell'istinto paterno, è proprio un bravo papà, dolce, gentile, ha quest'animo anche lui un po’ femminile. È una dota rara da trovare, io anzi invito ogni maschio a cercare di trovare anche quel lato un po' più sensibile. Essere sensibile non ti rende meno macho. È tempo di dare priorità al bravo ragazzo. Secondo me è giusto che il padre alla pari della madre sia flessibile e contribuisca. Questa cosa che deve essere la mamma a stare in casa, a fare la casalinga, a cucinare, a stirare: ma dove c'è scritto? È giusto che il papà al pari della mamma contribuisca in casa al 50% in tutto”.

Il parto e la vita di coppia dopo la nascita del figlio

E sul parto: “E’ stato tosto. Voglio sottolineare che fare un parto naturale o fare un parto cesareo non ti rende una mamma di serie A o di serie B. Il mio era letteralmente un torello e quindi anche sotto consiglio del mio team, della mia ginecologa abbiamo scelto questa strada. Nell'atto in sé sei anestetizzato quindi non senti, ma poi il recupero è molto tosto. Io sono una persona che odia vittimizzarsi e cerco sempre di portare la verità con leggerezza, quindi la difficoltà per esempio nel camminare (che c'è stata perché non riuscivo ad alzarmi dal letto) l'ho abbinata a un video ironico, quello con Pier che mi ballava davanti. 

Com’è cambiata la vita di coppia? Si è più responsabili. Prima ovviamente si pensa per due, è tutto molto più alla leggera, si vive proprio la vita di coppia con una spensieratezza diversa. Ora il bambino ha la priorità su tutto, è molto più difficile muoversi, qualsiasi spostamento richiede un largo anticipo sia per l'organizzazione che per la logistica. Poi il piccolino ha un po' di disturbi quindi è meglio non scomodarlo troppo! Però non mi pesa in questo momento. Sono stanca talvolta, a volte siamo un po' esauriti entrambi, però abbiamo scelto di diventare genitori, non ci ha chiesto lui di venire al mondo e quindi il pacchetto include anche questo, si chiamano i sacrifici. Ovvio: spero tra qualche mese di potermi permettere una settimana di totale relax con Pierpaolo e il piccolino lo lasciamo alla nonna. Secondo me ci sta, è giusto che anche le coppie preservino la loro intimità, non si deve annullare solo per il bambino. È sempre una questione di equilibrio secondo me".

Il retroscena sulla scelta del nome Kian

Come abbiamo scelto il nome Kian? Lo abbiamo scelto una settimana prima. Io ero disperata, non sapevo come chiamare mio figlio. Kian è subentrato dopo, pole position last minute. È arrivato un direct a Pier, lo so che sembra surreale. Pier riceve un direct, il messaggio diceva: ‘ma perché non lo chiamate Kian? Vuol dire re in persiano’. Io sono metà persiana e volevo un nome che comunque riprendesse anche le mie origini. Kian è unico, che piaccia o no, divisivo, ma è bellissimo e poi è un re a tutti gli effetti. Pier e io siamo i suoi sudditi. 

Per ora abbiamo scelto di mantenere un po' più di privacy, perché il piccolino è davvero piccolo e quindi mi sembra un po' precoce. Abbiamo deciso così, per ora va così e per ora ci piace tenere tutta la sfera familiare un po' più intima, quindi condividiamo secondo me il giusto. C'è anche poco tempo: quando sto col bambino non ho proprio il tempo, perché le mani sono impegnate. Voglio evitare che per fare una storia faccio cascare il bambino!”.