Tra i nuovi gieffini che lunedì sera varcheranno la celebre porta rossa del Grande Fratello, c’è anche Matteo Azzali, un ex pugile di 47 anni originario di Parma, con una storia personale intensa e fuori dal comune.

Una vita da film: tra pugilato, aggressioni e rinascita

Nelle clip di presentazione, Matteo Azzali ha raccontato con entusiasmo e ironia le sue passioni, il legame profondo con la madre, l’amore per i suoi due gatti e per le donne. Ma dietro la sua grinta si nasconde anche un passato da protagonista della cronaca.

Due anni fa, infatti, Azzali è stato vittima di un tentativo di rapina che si è trasformato in un atto di eroismo. L’ex pugile è stato minacciato con un coltello da due aggressori nel parcheggio del Palasport, ma è riuscito a difendersi e metterli in fuga: “Diciamo che non ero d’accordo sul fatto che il mio portafogli e il mio orologio diventassero loro. Perché? Perché era roba mia – ha scherzato Azzali –. E poi il coltello è da maleducati”.

Un articolo di giornale che lui stesso ha mostrato recita: “Gli puntano il coltello alla gola: ex pugile mette k.o. i rapinatori. Lo aggrediscono nel parcheggio del Palasport, lui reagisce e li mette in fuga: erano in due e volevano derubarmi. Volevano l’orologio e il portafogli, ma ho fatto partire un gancio. Erano stranieri, uno sulla quarantina e l’altro poco più che ventenne, con una cicatrice”.

La carriera da pugile e il sogno spezzato

Matteo Azzali ha raccontato anche del suo percorso nel pugilato, iniziato a soli 17 anni: “Io da ragazzino ero molto irrequieto. Sono entrato nella mia palestra di pugilato credendo di fare a pugni e invece ho capito che il pugilato non è fatto di rabbia e cazzotti, ma di sogni e magia”.

La sua carriera ha subito uno stop improvviso nel 2003 a causa di un grave infortunio: una mano completamente ricostruita in metallo chirurgico lo ha costretto a dire addio ai ring.

Speravo di diventare come Muhammad Ali e invece adesso ho una mano che sembra quella dell’omino di latta del Mago di Oz”.

Il maestro e la missione sociale

Nonostante lo stop forzato, Azzali ha saputo reinventarsi diventando maestro di pugilato, portando avanti il sogno del suo mentore: “Il mio maestro voleva togliere i ragazzi dalla strada, anche quelli con reati gravi. Su cento, se ne salvi dieci, è la soddisfazione più grande”.

Un impegno concreto, motivato da una visione ottimista della vita e dalla volontà di lasciare un segno positivo nel mondo.

Il rapporto con la madre, la solitudine e il desiderio di famiglia

Il suo racconto ha colpito per la sincerità con cui ha parlato della sua vita privata: “La mia famiglia d’origine era meravigliosa. Poi ho perso mio padre e adesso siamo rimasti io e mia madre. Pranziamo sempre insieme, giochiamo a bingo (io vinco, lei no), e ogni anno andiamo al concerto di Vasco Rossi”.

Non manca un tocco di dolce malinconia quando parla del suo desiderio di costruire una famiglia: “A me piacciono molto le donne, ma chi sta con un pugile deve fare sacrifici. Purtroppo nessuna ha voluto farli. Mi vedo con dei bimbi, e quando sarò grande la farò, la mia famiglia”.